Eliminati, per l'ennesima volta. L'Inter, chiamata quest'anno ad arrivare fino in fondo in Europa League, si fa sbattere fuori dall'Eintracht. I tedeschi passano con merito, a San Siro finisce solo 1 a 0 - i tedeschi meriterebbero di segnarne di più - ma basta così per avere la meglio su una squadra con troppi problemi, in campo e fuori.
Festeggiano, ed è giusto che sia così, i tantissimi tifosi teutonici che molto prima dell’inizio della gara, sino al triplice fischio finale e oltre, hanno sostenuto e inneggiato i propri beniamini. Una fiumana che ha invaso Milano e che se ne ritorna a Francoforte con lo scalpo del nemico al termine di una battaglia vinta ancor prima sguainare le spade. Perché l'Inter sembra davvero non averci mai creduto, già dalla conferenza stampa di Spalletti, finendo poi al tappetto dopo soli 6 minuti, quando Jovic trafigge Handanovic, unico vero baluardo neroazzurro.
L'Inter, sapendo fin da subito che sarebbe finita male anzi malissimo, si arrende, gettando così subito la spugna e dimostrando di non essere una squadra vera, di non essere un gruppo coeso con in mente un obiettivo ben preciso.
Eppure quest'anno c'era l'obbligo, guardando i valori che questa squadra - costruita tra l'altro per fare un buon cammino in Champions - ha, di arrivare in fondo. L'Inter doveva a tutti i costi cercare la finale. Niente, nulla, fuori quasi subito con una buona squadra sì ma nulla di più. Con tutto il rispetto, si trattava dell'Eintracht, la quinta squadra di Germania, non del Bayern o del Dortmund, non del Barcellona o del City.
Ora ci si appellerà alle tante assenza, cercando così di mascherare le lacune e i problemi. E' vero che ai meneghini mancava quasi mezza squadra. Tra infortuni, squalifiche, giocatori non a disposizione per i paletti UEFA la coperta era cortissima, non corta. Sei sei una grande squadra però superi anche questo tipo di difficoltà, di imprevisti che nel corso di un'intera stagione posso capitare. Possiamo dire che se in campo ci fosse stato l'undici titolare allora la storia sarebbe stata un'altra ma così non si cresce, così non si migliora. L’essere stati estromessi dal secondo torneo più prestigioso del Vecchio Continente ha radici ben lontane. E le colpe devono essere equamente divise tra tutti: società, allenatore e calciatori.
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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