Nella rosa dei candidati per la panchina della Juventus il nome più sorprendente e affascinante è quello di Pep Guardiola. Il tecnico bicampione d’Inghilterra col Manchester City, nonostante le numerose smentite da parte della società e quelle sue personali in conferenza stampa, lascerebbe la Premier per approdare a Torino il grande obiettivo che in corso Galileo Ferraris diventerebbe a quel punto un appuntamento improrogabile: la Champions.

Una domanda sorge spontanea in un possibile accordo tra le due parti. Quanto possono adattarsi i bianconeri a Guardiola e viceversa?

Gli otto anni di successi con Conte e Allegri hanno tracciato un solco profondissimo nell’identità di una squadra che si ritroverebbe dall’oggi al domani con un allenatore quasi agli antipodi rispetto agli ultimi due cicli. Da questo punto di vista il progetto di Agnelli, Paratici e Nedved sarebbe tutto da scoprire.

Di certo si parlerebbe di un gesto rivoluzionario e in Serie A e nella storia della Juve. Non è certo un mistero come le scelte della dirigenza bianconera abbiano sempre avuto uno stampo conservatore se non addirittura reazionario. L’idea di calcio espressa da Guardiola striderebbe non poco con tutto il percorso storico, ma, rimanendo molto pragmatici, i grandi club sono ormai dei brand che devono vendersi al grande pubblico e una svecchiata dell’immagine della “vecchia signora”, i cui si inseriscono anche il logo e la maglia della prossima stagione, non può che essere motivo di giovamento.

Parlando di sostanza e di uomini ci si trova di fronte ad alcuni problemi non indifferenti, a cominciare dalla presenza di Ronaldo. Il portoghese è stato un investimento tecnico ed economico tale da indirizzare le altre scelte della società. Se ci sono pochi dubbi su quanto possa giovare ad entrambi una cooperazione tra due personalità di questo calibro, i dubbi sul come la società riesca a costruire un ambiente adatto per appianare le ovvie divergenze tra un campione con un ego e una personalità smisurata e uno degli allenatori più dogmatici del calcio moderno.

La costruzione dell’ambiente passa anche e soprattutto dagli uomini e, rosa alla mano, i movimenti di mercato da attuare non sono certamente pochi. La difesa probabilmente non richiederebbe grandi aggiustamenti, non è un segreto che Guardiola straveda per Bonucci e la sua fase di costruzione. Stando così le cose potrebbero rimanere anche i titubanti Alex Sandro e Cancelo, il portoghese troverebbe davvero un mentore per la sua evoluzione a giocatore totale come si era pensato all’alba di questa stagione prima degli evidenti screzi tattici con Allegri. Andrebbe in ultimo trovato un centrale di livello da affiancare a Chiellini, un’operazione che verrà probabilmente fatta a prescindere dalla guida tecnica.

A centrocampo ci sarebbe davvero da mettere mano in maniera pesante dal punto di vista qualitativo. Negli ultimi anni il catalano ha imposto un’idea di centrocampo a tre estremamente aggressivo, con le due mezz’ali ad agire praticamente da trequartisti dietro la punta, ricreando in un certo qual modo quel “Calice” di Zagallo ideato per i cinque “numeri 10” del brasile del ’70. Dando una rapida occhiata al centrocampo della Juventus capiamo quanto ci sia da lavorare. Il rebus da risolvere e i soldi da spendere per ricreare un centrocampo che possa fare il verso a quello del City sono aspetti da ponderare molto attentamente. Questo si riflette anche sulle scelte dei giocatori, un tassello fondamentale per Allegri come Matuidi potrebbe non trovare più spazio, Pjanic dovrebbe nuovamente avanzare con Can al centro e andrebbe trovato quel terzo centrocampista mancante, a meno di un lavoro straordinario su Bentancur.

L’attacco passa ovviamente dalla centralità di Cristiano e dalla ricerca delle due ali. Se una può essere già in casa come Bernardeschi, la scelta della seconda passerebbe molto da quanto Guardiola voglia rivalutare Douglas Costa, i due si sono già incrociati in quel di Monaco di Baviera dove il rapporto era stato di alti e bassi, ma tutto sommato positivo. Rimarrebbero tagliati fuori Kean, riserva designata di Ronaldo, Mandžukić, già gentilmente accompagnato all’uscita ai tempi Bayern, e Dybala, ancor di più sospeso nel limbo della ricerca di un ruolo da punta vera dopo gli ultimi due anni e mezzo passati più lontani dalla porta con risultati altalenanti. Sul mercato le mosse dovrebbero riguardare un esterno in grado di dare qualcosa in più rispetto a Costa e Bernardeschi, ciò significa grandi investimenti su un giocatore già pronto a dare un apporto di almeno trenta tra gol e assist. In questo senso le voci insistenti su Chiesa andrebbero abbastanza in controtendenza data la natura ancora molto “selvaggia” del numero venticinque viola, un ragazzo ancora piuttosto acerbo nelle conoscenze tattiche e nelle letture.

In definitiva possiamo parlare di una scommessa ambiziosa di ampio respiro. Se la Juve puntasse e riuscisse ad assicurarsi Pep significherebbe un cambio di passo e di mentalità, dove la costruzione dell’identità di gioco deve passare attraverso un apprendistato lungo e non sempre prodigo di successi. Sono giorni frenetici per il destino dei campioni d’Italia e fare la mossa giusta o sbagliata adesso avrà molte conseguenze sia sulla Juventus stessa, sia su tutte le rivali.  

Sezione: Approfondimenti / Data: Mer 05 giugno 2019 alle 15:53
Autore: Alberto Falcomer
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