Le semifinali della Nations League hanno espresso il loro verdetto, saranno i padroni di casa del Portogallo e i Paesi Bassi a confrontarsi nella finale del nuovo torneo targato UEFA.

Giunti ormai ai due atti conclusivi della prima edizione, le due finali si giocheranno infatti nella giornata di domani a Guimarães e al do Dragão di Oporto, si possono avanzare alcune considerazioni su un esperimento interessante, con alcune criticità da migliorare e un bell’esempio su come superare in modo non traumatico le amichevoli, diventate ormai obsolete.

Partiamo dagli eventi più recenti. La fase finale non ha certo lesinato spettacolo, il doppio 3-1 inflitto dalle vincitrici ci ha regalato a distanza di quasi un anno una nuova tripletta di Cristiano Ronaldo con annesso gol su punizione, entrambi gli eventi non si verificavano dal 3-3 dei Mondiali di Russia contro la Spagna, e dei nuovi, anche se non proprio brillanti, Paesi Bassi, che sembrerebbero aver voltato pagina rispetto al buco nero del biennio 2016-2018, forti dell’exploit dell’Ajax e di una, se della più forte, coppia di centrali al mondo al momento.

Due match anche discreti in alcuni momenti, che hanno però evidenziato una forma fisica a dir poco “balneare” per gran parte degli uomini in campo. Per quanto riguarda i britannici e gli altri giocatori della Premier vale il discorso fatto per le due finali europee; è comprensibile come la preparazione per questa partita non sia stata neanche paragonabile a quella per un Mondiale o un Europeo e risultati, deludenti, si sono visti al netto dei gravi errori tecnici, come le sanguinose uscite dalla difesa degli stessi inglesi o gli infiniti errori sotto porta di Depay.

Dove si poteva spingere di più e meglio era sulla promozione di questo mini-evento. Il grande lavoro in fase iniziale, con una grandissima espansione di una competizione nata da zero, non si è forse concretizzato al massimo nel momento effettivamente più importante. La vicinanza con la finale di Champions potrebbe avere inficiato sull’interesse nei confronti di una manifestazione che deve ancora trovare il suo prestigio, forse metterla più in là nel mese di giugno, viste anche le sovrapposizioni con Mondiali U20 e Mondiali Femminili, potrebbe dare più smalto e più interesse a quella che è un’ottima iniziativa nel suo complesso.

L’obiettivo principale della Nations League è stato raggiunto pienamente, vedere in tutte le pause nazionali gare di alto livello non può che essere un incentivo per dare linfa a un settore del calcio non sempre in grandissima salute. Obbligare in un certo senso le nazionali migliori a giocare sempre ad armi pari con gli avversari rende molto più credibile e coerente tutto il sistema dei ranking e dei coefficienti che è sempre stato soggetto a strateggemi più o meno fantasiosi nelle zone grigie dei regolamenti per assicurarsi posizioni migliori nei sorteggi. Il sistema funziona anche per le nazionali meno blasonate, la ricerca della competitività non può che passare dall’alzare passo-passo il livello della sfida, un girone tra Finalndia, Grecia, Estonia e Ungheria non ruberà certo l’occhio, ma può dare a queste selezioni la giusta dimensione del loro movimento per agire di conseguenza    

Sezione: Editoriale / Data: Sab 08 giugno 2019 alle 11:26
Autore: Alberto Falcomer
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