Al minuto 72 della sfida d’andata dei quarti di Europa League fra Arsenal e Napoli, Callejòn trova un buon corridoio in profondità per Insigne, che lascia sfilare il pallone sulla destra e trova di prima intenzione un cross rasoterra per Zielinski, il quale però da posizione favorevolissima tenta un’improbabile conclusione d’esterno destro, con la palla che termina a lato. I partenopei perderanno per 2-0 all’Emirates e poi 0-1 al San Paolo, senza mai dare l’impressione di essere in grado di mettere in difficoltà i Gunners.
Può sembrare un po’ strano analizzare una gara di ritorno partendo dall’andata, ma chi scrive ha scelto l’errore di Zielinski come simbolo di tutto ciò che è stato il Napoli in 180 minuti: una marea di errori tecnici o di lettura, grossolani o nei dettagli, che sommati l’uno con l’altro hanno generato una distanza praticamente incolmabile con l’avversario. L’Arsenal ha certamente fatto meglio dei ragazzi di Ancelotti sul piano del gioco, ma la sconfitta non si può giustificare guardando solo le difficoltà degli azzurri a leggere la posizione di Ramsey fra le linee o a scardinare la linea difensiva a cinque di Emery. Soprattutto in attacco, è mancata la sensazione di pericolosità che aveva contraddistinto i partenopei in Europa nella prima parte della stagione: Callejòn, Fabiàn Ruiz, Zielinski, Milik, Insigne: 16 tiri tentati soltanto ieri sera da cinque dei giocatori più di classe del Napoli, per un totale di zero gol. Senza il rendimento dei grandi giocatori non si può andare avanti.
L’anno prossimo probabilmente Ancelotti dovrà chiedere un salto di qualità ai suoi migliori giocatori, magari contando in un momento di maggiore brillantezza generale. Meret ha tradito sulla punizione di Lacazette, ma nei 180 minuti è stato comunque decisamente il migliore dei suoi e gli si possono imputare ben poche colpe. Allan e Fabiàn sono apparsi in difficoltà comunque nel reggere l’intensità di gioco degli avversari, più a Londra che a Napoli. Milik ha sbagliato sottoporta nell’ennesima gara importante e per il polacco il rendere meno nei big match sta diventando una pericolosa abitudine. Insigne infine ha certamente dato il massimo, ma non è stato efficace nel complesso, non riuscendo a salire in cattedra – come si chiede di fare ai capitani, quando il gioco si fa duro.
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