Fino a pochi minuti prima del fischio d’inizio di Arsenal-Napoli, il centrocampo che avrebbe schierato Unai Emery era più che un’incognita. In molti facevano il nome di Guendouzi, Xhaka sembrava sempre più sulla via del recupero, addirittura si erano paventate opzioni curiose come un cambio di modulo. Alla fine, però, il tecnico spagnolo ha preso le decisioni più logiche, solo parzialmente scontate: ha scelto Aaron Ramsey e Lucas Torreira. Coloro che poi realizzeranno i due goal decisivi nel 2-0 finale, il secondo con la collaborazione di uno sfortunato Koulibaly.
Spesso si dice che le scelte più semplici e ovvie sono quelle giuste. Nel calcio in molti la pensano diversamente, ma la partita di ieri sera ha dato ragione a questa teoria, applicata da Unai Emery. Nessuna decisione troppo cervellotica o forzata, semplicemente sono scesi in campo i due più forti a disposizione. Che poi, non a caso, sono stati i migliori in campo al netto dei goal segnati.
Aaron Ramsey ha confermato la definizione di “box-to-box” vincendo il duello a distanza con un altro professore dell’ambito come Allan. Il gallese è entrato in tutte le azioni pericolose, sia come finaliizzatore (anche se, dopo il goal, ha sulla coscienza un errore enorme a dieci minuti dal termine), sia come rifinitore, sia in fase di impostazione dell’azione dal basso con i suoi strappi in avanti. Una partita totale, che gli è valsa alla quasi unanimità la palma di migliore in campo, da suddividere con il suo compagno di reparto.
Lucas Torreira ha infatti confermato ancora una volta di essere quel giocatore che l’Arsenal cercava da anni senza mai trovarlo, se non per 6 mesi in un Coquelin quasi spiritato ormai un lustro fa. L’uruguagio alza i ritmi in entrambe le fasi di gioco come in pochissimi sanno fare. Pressa in avanti, insegue il pallone senza mai eccedere e finire per lasciare voragini. Quelle volte che le lascia, poi le va a colmare lui stesso andando all’inseguimento del pallone. E ha la tecnica per essere un fattore quando arriva dentro l’area, proprio come il suo compagno di reparto. Contro il Napoli ha dimostrato proprio questo, oltre a un’innata personalità che non è nuova a chi lo ha seguito nei suoi anni alla Sampdoria. Al pari di quella di Ramsey, una perdita di un peso specifico non calcolabile per l’Arsenal la prossima estate.
Fabian Ruiz, l’uomo deputato da Ancelotti a far uscire la palla a centrocampo e impostare il gioco, ha finito per non capirci semplicemente più nulla. Il duo dell’Arsenal lo ha messo continuamente sotto pressione, costringendolo a perdere innumerevoli palloni da cui poi sono nate continue ripartenze che hanno causato più di un problema alla difesa del Napoli. E, di fatto, sono valse il 2-0 finale, come direbbero a Londra “made in midfield”.
Il gallese la Serie A la conoscerà l’anno prossimo, quando diventerà ufficialmente un giocatore della Juventus. L’altro invece il calcio italiano l’ha conosciuto con il Pescara e con la Sampdoria, fino a diventare un giocatore da top club europeo come è l’Arsenal. Uno ha preso le misure al Napoli, l’altro le conosceva già. Al San Paolo sarà tutt’altra partita, ma se i Gunners partono con un risultato favorevole lo devono soprattutto a loro. Che con l’Italia hanno rapporti diversi, ma, a quanto pare, contro le italiane sono ugualmente efficaci.
Autore: Giorgio Dusi / Twitter: @Gio_Dusi
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