Smarrirsi per poi ritrovarsi, scomparire in Inghilterra per riapparire più forte in Germania. Il viaggio di Serge Gnabry lo ha già visto percorrere delle tappe decisive nella sua carriera, nonostante la carta di identità rimanga quella di un ragazzo del 1995. I quattro gol realizzati contro il Tottenham gli restituiscono quelle luci della ribalta che gli infortuni e le incomprensioni con un allenatore di Premier gli avevano tolto qualche anno fa. Sì, perché Gnabry sembrava essere destinato a diventare l’erede tecnico di un certo tipo di giocatori che, negli anni passati, avevano fatto la fortuna di Arsene Wenger all’Arsenal. Giocatore d’attacco rapido e tecnicamente capace, sulla scia di Theo Walcott e di Oxlade-Chamberlain, Gnabry accarezzò per più di qualche partita la possibilità di diventare un “Gunner” a tempo pieno.
Proprio in Champions Gnabry subì un primo, prolungato stop, complice un ginocchio che continuava a far male. Uno stop breve si trasformò in una assenza annuale e nel 2015, una volta ritrovata una forma accettabile, l’Arsenal lo girò in prestito al West Bromwich Albion, sotto la direzione di Tony Pulis. Semplicemente inadatto, questo fu il pensiero espresso da Pulis riguardo al giovane attaccante tedesco e alle sue possibilità riguardo a un impiego in Premier. Divenne chiaro come di spazio, in Inghilterra, non ce ne fosse per lui in quel momento, così la decisione di giocare in Germania fu quella ritenuta più logica e migliore per favorire la crescita di un giocatore che, semplicemente, aveva smesso di giocare in partite ufficiali. Passò al Werder Brema nel 2016 per soli 5 milioni e, 27 partite e 11 gol dopo, a chiamarlo fu proprio il Bayern Monaco che lo mandò a scuola da Nagelsmann, in quell’Hoffenheim che conquistò il gradino più basso del podio in Bundesliga nel 2017/18 e un posto in Champions League nella successiva stagione. La stagione del ragazzo di Stoccarda gli fece guadagnare un posto tra i bavaresi, dove ha conquistato gara dopo gara la fiducia dei compagni e dell’ambiente. Ieri sera è riuscito a rubare la scena a Lewandowski, cosa non esattamente banale, specie contro la squadra finalista della passata stagione in Champions. Si è ritrovato per davvero Gnabry e ora non gli resta che continuare a brillare.
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