Nel pomeriggio ha fatto scalpore la decisione della Federazione belga. E in fondo non potrebbe essere altrimenti, visti i tempi e le modalità di discussione proprie del nostro calcio. “Avviso della Jupiler Pro League. Classifica attuale = classifica finale: questo il titolo scelto dal sito ufficiale del massimo campionato belga per spiegare come, in tempi di Coronavirus, si sia deciso di mettere la parola fine al calcio giocato e cristallizzare l’attuale classifica per renderla definitiva. Una scelta veicolata dalla volontà delle varie società (o almeno di quelle più importanti) che ora l’Assemblea (composta dalle stesse società) dovrà soltanto ratificare il 15 aprile, ma oramai alea iacta est, il dado è tratto. Una decisione tempestiva, forte, precisa. Che mette sopra a tutto e a tutti la salute pubblica. Ma che inevitabilmente è destinata a far discutere, nel bene e pure nel male.
Può essere una strada percorribile anche in Italia? Potenzialmente e mentre la nave Serie A è in balia dei moti ondosi, sì. Ma ad oggi questo tipo di provvedimento sembra difficilmente attuabile in Italia. In Belgio infatti la regular season era virtualmente conclusa, con solo una giornata delle 30 previste rimasta da giocare. A quel punto si sarebbe messo un punto, tirato una riga e ricominciato qualcos’altro. Inoltre, il Club Brugge aveva 15 punti di vantaggio sulla seconda. Un’infinità. D’accordo, rimanevano da giocare i playoff scudetto a stretto giro di posta fra le prime 6 che sarebbero ripartite, per le 10 gare previste (andata e ritorno), dalla metà dei punti collezionati in campionato (arrotondati per eccesso). Ma un’indicazione di base, seppur minima, esisteva già. Almeno per quanto riguarda il titolo di campione. Discorso diverso per le posizioni dalla seconda alla quinta (che valgono le varie qualificazioni europee), ma tant’è.
Un format, insomma, radicalmente diverso da quello su cui è costruito il massimo campionato italiano che nonostante le varie proposte a rigurdo (playoff Scudetto) non si è mai avvicinato a questa possibilità. E la situazione in vetta come in coda, è tutto fuorché definitia: perché con 12 (per qualcuno 13) partite ancora da giocare tutto è in discussione, niente è e può essere già deciso. Per lo Scudetto, per la Champions e pure per le retrocessioni.
In ballo anche deadline temporali - In Belgio, non è dato saperne con precisione i motivi, è stato detto che il campionato in ogni modo non sarebbe potuto andare oltre il 30 di giugno. Quella era la data ultima indicata dalla Federazione per terminare il torneo. Al netto dell’incertezza legata alla diffusione del virus, si tratta di un mese potenziale in meno rispetto all’Italia. Perché Lega, FIGC, UEFA e FIFA hanno già dato il proprio ok al protrarsi del campionato (dei campionati) fino al 31 di luglio, lasso di tempo che regala ben più margine di manovra alla nostra Federazione. E se la priorità della salute sullo sport e sugli interessi economici in ballo è sacrosanta, è altrettanto giusto dire come di tempo, per prendere una decisione, ce ne sia ancora un po’. Non troppo, è vero. Ma ancora qualche settimana di tolleranza e riflessione è lecito prendersela.
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