Ci sono partite che possono cambiare il senso ad una stagione. In città i mugugni erano in aumento, la gente era insoddisfatta del mercato, le prime gare avevano denotato un Napoli sfilacciato, poco equilibrato ed addirittura, qualcuno, iniziava a chiedersi se Ancelotti fosse o meno l’uomo giusto per una piazza come Napoli, ma poi arriva il Liverpool.
Già, i Reds, campioni d’Europa in carica, la squadra che comanda in Premier con 5 vittorie su cinque, la squadra che ha vinto la Supercoppa Europea, insomma, un carrarmato da 6 su 6. Il buon Ancelotti però è abituato, sulla sua strada, gira e rigira, c’è sempre il Liverpool. Tutti chiedevano equilibrio, qualcuno ipotizzava il ritorno all’espediente difesa a tre con Maksimovic finto esterno basso di destra, ma invece Ancelotti con una grande faccia di cazzo (perdonateci la volgarità, ma facciamo nostra un’espressione tanto cara a Maurizio Sarri), manda in campo un Napoli super offensivo, con Insigne, Callejon, Mertens, Lozano tutti assieme e sulla destra non c’è il difensore serbo, ma bensì Giovanni Di Lorenzo.
Alzi la mano chi non ha pensato: “Ma questo è pazzo?” Ma no, signori, ma quale pazzo. Ancelotti ha sempre avuto una mentalità iper offensiva. Qualcuno ricorda il suo Milan tutto attacco e fantasia? Rinfreschiamo la memoria a chi ritiene folle Ancelotti. Il suo famoso albero di Natale nato, per sua stessa ammissione come modulo difensivo, nella notte di Lacoruna di qualche anno fa. Il diavolo di Cralo giocava con un centrocampo a tre composto da Gattuso, Pirlo e Seedorf, due trequartisti, Kakà e Rui Costa, dietro l’unica punta Shevchenko e di terzini? Due attaccanti aggiunti, Cafù e Serginho. E’ questione di mentalità, non di follia, ad Ancelotti piace il rischio e così sia.
Viene fuori una gara bella, aperta, non molto spettacolare, ma una gara all’inglese. Due squadre che non hanno paura di farsi male e si affrontano a viso aperto. Da un lato, Insigne, Callejon, Mertens e Lozano, dall’altro Manè, Firmino e Salah, tanta roba signori. Partita equilibrata fino al settantesimo, quando il Liverpool sembra, causa forma fisica ovviamente migliore, il pallino del gioco. Ma il Napoli di Ancelotti è uno scorpione col veleno nella coda. La prima puntura velenosa arriva da Mertens, per l’occasione ossigenato, su calcio di rigore procurato dall’Iron man Callejon. La squadra di Klopp è stordita, ed allora capita che il miglior difensore al Mondo (dopo Koulibaly ovviamente) regali a Llorente, entrato per dare profondità al gioco azzurro, l’occasione più ghiotta per chiudere la pratica. Detto fatto, il Re Leone d’esterno trafigge Adrian, va sotto la curava a festeggiare e bacia la maglia, APOTEOSI.
Il Napoli batte il Liverpool col più classico dei risultati inglesi (2-0), Jurgen Klopp per la terza volta esce sconfitto dal San Paolo, ed Ancelotti ed i suoi ragazzi, fino ad un minuto prima bersagliati dalle critiche, ricevono il caloroso abbraccio di un popolo che adesso pare essere ritornato a sostenerli. Magia del calcio.
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