Piatek, il centravanti polacco esploso in Italia con la maglia del Genoa, ha ritirato la sua pistola. Il "pistolero" così veniva chiamato ai tempi in cui militava nel Genoa e poi al Milan, ha subito una vera e propria parabola discendente.
A farne le spese l'Hertha Berlino, il club che ha puntato su di lui come se avesse avuto un diamante grezzo tra le mani. La sfortuna del club capitolino è stata quella di certificare la sua caduta in termini di prestazioni e di coraggio.
Già quando era passato dal Genoa al Milan si erano viste le prime avvisaglie. il calciatore aveva improvvisamente messo delle bende davanti agli occhi, per lui la porta era diventata troppo stretta. Con i rossoneri ha avviato la sua parabola discendente, che ora si è amplificata del tutto in Germania.
Piatek fatica ad inserirsi, non riesce ad incidere, a fare la differenza. Non ha ricambiato il tasso di fiducia espresso dal club, il quale mai nella sua storia è arrivato a spendere cifre così alte per un giocatore.
È stato voluto da Klismann, il quale riponeva fiducia nelle sue capacità di movimento, di crearsi spazi in area di rigore, di giocare la palla con i compagni. Fatto sta che con lui ha giocato solo tre partite durante la stagione, prima delle sue dimissioni.
Nei primi mesi sembrava potesse esplodere, dato che ha avuto una media realizzativa non male per un calciatore che entra in un meccanismi e stili diversi. 5 reti in 16 presenze tra Bundesliga e Coppa di Germania.
In quest'ultima stagione ha gradualmente diminuito i minuti in campo. Forse sarà il mancato feeling con le idee del mister, sta di fatto che è diventato un mistero questa sua precoce involuzione.
Autore: Lorenzo Carrega
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