Ironico il destino. Aurelio De Laurentiis prima maschera la positività da coronavirus come un'indigestione di ostriche e partecipa alla riunione di Lega e poi coglie la palla al balzo del contagio di Zielinski (quella di Elmas sarebbe venuta fuori dopo) per evitare di giocare a Torino contro la Juventus: sconfitta per 3-0 a tavolino e 1 punto di penalizzazione. La Asl Napoli 1 non avrebbe impedito agli azzurri di prender parte alla gara dello Stadium, stando a ciò che ha sentenziato il giudice sportivo Mastrandrea. Il Napoli ha già annunciato che farà ricorso. Ma è ironico come colui che per primo ha preso sottogamba il coronavirus, proprio per volerlo evitare sia stato punito. Punito per aver additato all'Asl Napoli 1 una responsabilità che il giudice sportivo non le ha riconosciuto. Cosa resta di questa vicenda? Sicuramente l'atto scellerato in Lega: avrebbe potuto causare contagi in più e contribuire alla crescente diffusione del virus che, come si apprende dalla cronaca, sta tornando a minacciare il desiderio di ritornare alla normalità. Ma resta un cattivo, pessimo esempio e resta la triste immagine di un Paese nel quale ognuno tira l'acqua al proprio mulino e del resto della comunità se ne cura poco. Il calcio è la cosa meno importante delle cose importanti, dice Arrigo Sacchi. Ed è vero. Ma è anche uno strumento che può veicolare messaggi sociali importanti, specie in un periodo storico complicato come quello che stiamo vivendo adesso. E quanto mostrato in questo inizio di stagione non è certo degno della gravità del momento. Confidiamo in tempi migliori e in personaggi alla loro altezza. 

Sezione: Editoriale / Data: Gio 15 ottobre 2020 alle 23:30
Autore: Luca Vendrame
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