Alla fine si gioca. A porte chiuse, ma si gioca. Per mettere d'accordo tutta la Serie A ci è voluto un decreto legge (suggerito dalle indicazioni dell'Istituto Superiore della Sanità) del Governo e l'intervento della Figc che ha sgombrato il campo da qualsiasi potenziale equivoco (o corsa ai propri interessi): si gioca a porte chiuse.
Il Governo aveva lasciato infatti aperta l'opzione: o non si gioca o se si gioca, senza pubblico. Con la nota della Federazione si è sgombrato il campo da qualsiasi tipo di interpretazione. E nelle prossime ore la stessa decisione verrà presa anche per la B e la C.
Certo il campionato sarà un campionato anomalo. Come nessuno di noi aveva mai visto. Ma risponde alle necessità dettate da una situazione extraordinaria. Da un rischio contagio che va certamente limitato secondo le disposizioni del Governo. Per seguire delle regole che possano mettere in sicurezza nel miglior modo possibile l'Italia e cercare di limitare il più possibile i contagi per tornare alla normalità.
Non si andrà allo stadio. Ci saranno anche delle norme da seguire per tutte le società che continueranno la loro attività. Norme per evitare i contagi naturalmente. Come quella di effettuare per tutti i tesserati (giocatori, allenatori e dirigenti al seguito della squadra) i controlli idonei per contenere il rischio diffusione. Cambierà per un mese anche qualche abitudine, come per esempio il modo di fare le interviste. O non bere dalla stessa bottiglietta o non mangiare nello spogliatoio.
Anche il calcio deve adeguarsi. E come per molte cose sarà anche un esempio per prendere sul serio le disposizioni governative - che valgono in realtà per tutti i cittadini. Capire la serietà del momento aiuterà certamente a tornare alla "normalità".
La serie A ripartirà dalle 6 partite che non si sono giocate la scorsa settimana. Juve Inter molto probabilmente si giocherà domenica sera (e non più lunedì). Le altre partite - inizialmente previste fra domenica e lunedì, perché si pensava si potessero riaprire le porte degli stadi - potrebbero tornare negli slot classici. Ma l'ufficialità arriverà soltanto fra poche ore.
A tutti è chiesto un sacrificio, anche al calcio. Economico, certamente, visti i mancati incassi del botteghino. Di passione e di trasporto, perché si gioca per i tifosi. Ma - come detto - è un dispositivo temporaneo e necessario. Per scongiurare conseguenze (soprattutto economiche e al sistema sanitario) ancora più gravi. Opera preventiva, si chiama. Ma da prendere sul serio, anche nelle zone in cui - per fortuna - ancora non c'è alcuna emergenza.
Si riprende dalle 6 partite dicevamo per poi proseguire in maniera lineare il campionato. Le 4 partite che erano state rinviate del 25esimo turno, sono state già collocate tutte tranne Inter-Sampdoria.
Rimane in realtà un altro problema da affrontare: quando si gioca la coppa Italia? Al momento tecnicamente non ci sarebbe lo spazio, visto che 3 delle 4 squadre (Inter, Juventus e Napoli) ancora impegnate in coppa Italia potrebbero potenzialmente andare avanti in Europa anche fino alla fine. Bisogna aspettare, senza gufare. Ma sul tavolo ci sono tante proposte, le più disparate. Anche quella di "sospendere" la coppa Italia e quindi non assegnarla per emergenza. Ma è ancora presto per addentrarsi in questo tipo di previsioni.
Tutto questo problema non ha comunque nascosto i problemi del Milan. Perché nel frattempo la frattura insanabile fra Gazidis e l'area sportiva si è consumata. Il prossimo anno ci sarà l'ennesima ripartenza rossonera con un progetto tanto ambizioso quanto complesso. E soprattutto complicato. Per la terza volta si chiederà pazienza ai tifosi rossoneri dopo aver speso 541 milioni negli ultimi 4 anni e avere il disavanzo più ampio delle squadre di Serie A. Ancora un cambio tecnico, ancora un cambio dirigenziale alla ricerca dell'equilibrio perfetto. Avremo modo di approfondire l'argomento. E capire se le idee di chi sarà chiamato a risollevare le sorti rossonere saranno adatte non solo all'Italia ma anche alle necessità (economiche) di Elliot.
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