“Zuhause in Europa” diventa sempre meno una frase fatta e sempre più aderente alla realtà. Non solo per i 13mila e oltre che hanno invaso Milano e San Siro, ma soprattutto anche perché gli undici in campo, in Europa, si sentono davvero a casa. Anche a centinaia di kilometri di distanza dalla Commerzbank-Arena, l’Eintracht Francoforte vince le partite. Senza la spinta dei 50mila del proprio stadio di casa; ne bastano circa un quarto, rumorosi quanto tutti gli altri presenti. Anche perché se qualcuno aveva buone ragioni per cantare e festeggiare, quelli sicuramente non indossavano la maglia nerazzurra.
Sempre più “SGEuropa”, altro slogan lanciato dal club, l’hashtag che su tutti i social network accompagna ogni trasferta di Europa League, compresa quella di San Siro. A testimonianza di come la squadra abbia guadagnato quella dimensione, soprattutto dopo aver battuto l’Inter. Quella squadra per cui serviva la “serata perfetta” per aver la meglio. Poi serata perfetta non lo è stata, ma tutti si ricorderanno soltanto di chi, alla fine, è rimasto in campo a festeggiare con i propri tifosi. E no, nemmeno in questo caso il soggetto indossa la maglia nerazzurra.
La strada è lunga, di partite prima di iniziare veramente a sentire le gambe tremare (nonostante Gacinovic abbia un attimo anticipato i tempi mangiandosi tanti goal davanti al portiere) ne mancano ancora quattro; due da giocare sicuramente, quelle dei quarti con il Benfica, poi due da scoprire eventualmente, aspettando la vincente di Chelsea-Slavia Praga - e diciamo così solo perché la palla è rotonda. Ma, dovesse andare bene anche in questo caso, l’Eintracht potrebbe davvero proiettarsi verso Londra con i gradi di squadra favorita per la vittoria tanto quanto i Blues. Perché si sarebbe lasciata alle spalle Lazio, Marsiglia, Shakhtar, Inter ed eventualmente Benfica. Perché l’Europa è arrivato a giocarla battendo il Bayern Monaco in finale di DFB-Pokal. Il peso dei nomi parla da sé.
Ed è comunque normale se la mancanza di esperienza in certi frangenti emerge, come nel secondo tempo di San Siro. Anche in casa propria, ogni tanto qualche certezza viene a mancare, specialmente quando il livello si alza e non si è ancora sicuri di poter essere all’altezza. È tutto nell’esperienza, quella che l’Eintracht sta facendo partita dopo partita. Che poi, per essere una squadra con poco rodaggio internazionale, 8 vittorie e 2 pareggi in 10 partite è uno score che si difende abbastanza bene. E pazienza se per un paio di partite si è persa la brillantezza negli ultimi 16 metri, se il risultato finale è positivo come in questo caso. L’importante è portarla a casa. Anzi, forzando un po’ la grammatica tedesca, “zu Hause”…
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