Due indizi fanno una coincidenza, diceva Agatha Christie. Tuttavia, aspettando un eventuale terzo segnale per avere una prova tangibile, il campanello d’allarme per le due italiane impegnate in Champions League suona in maniera preoccupante. Juventus e Roma sono incappate in quella che si sta rivelando la settimana più difficile della loro stagione sinora.
I bianconeri hanno dato addio al sogno di coronare il Triplete, vincendo nello stesso anno Coppa Italia, scudetto e titolo europeo. Ed invece la cavalcata di Ronaldo e compagni si è interrotta brutalmente ben prima dei verdetti continentali, travolta nei quarti della Coppa nazionale dalla valanga nerazzurra dell’Atalanta. Duvan Zapata si è confermato cecchino infallibile contro gli uomini di Allegri, mettendo a segno ben quattro centri in due gare. Disastrosa la prova della Juventus, apparsa completamente impotente, svuotata di quel furore agonistico che da sempre l’ha resa un muro invalicabile. Nessuna reazione, se non un minimo impulso dettato più dallo scoramento per l’inatteso andamento della partita. Eppure, volendo ben vedere, i segnali del crollo si erano già notati contro la Lazio nell’ultimo turno di campionato. Anche all’Olimpico i bianconeri si erano rivelati opachi, poco lucidi ed incisivi. Tuttavia, le reti di Cancelo e Ronaldo avevano annacquato la pessima prestazione, riconducendo il tutto ad una semplice sbandata gestita perfettamente dalla macchina da guerra di Allegri. Stavolta, lo scivolone c’è stato e non si è rivelato indolore. È il primo grande flop dell’era di Max l’invincibile. Per la prima volta, la Juventus si è scoperta fragile e umana, come mai le era accaduta nell’ultimo quadriennio. L’ultima occasione in cui i bianconeri erano usciti così presto dalla Coppa Italia era nel 2013/14, sotto i colpi della Roma di Garcia.
Già, la Roma. I giallorossi se la passano ancora peggio rispetto ai campioni d’Italia in carica. Domenica, avevano assaporato il sorpasso in classifica ai danni del Milan, andando avanti di 3 reti sul campo dell’Atalanta. Poi il brusco ritorno sulla terra, con altrettanti gol incassati dai bergamaschi. Sembrava l’ennesima pazzia di una squadra imprevedibile. In realtà, il pari di Bergamo si è rivelato l’anteprima del mercoledì horror di Firenze. Il quarto di finale di Coppa Italia contro la Fiorentina è stata una Caporetto. Fase difensiva completamente errata, squadra spesso eccessivamente lunga e sfilacciata, ritmo lento e compassato: con questi ingredienti, la banda di Di Francesco si è consegnata ai contropiedi fulminei di Chiesa e Muriel. Ma ciò che più sorprende della disfatta non è tanto il punteggio tennistico quanto l’arrendevolezza nell’ultimo quarto di gara. Dopo l’espulsione di Dzeko, la Roma è uscita dal campo con il suo bomber, ha smesso di lottare, si è lasciata seppellire di reti. Un atteggiamento imperdonabile e, al contempo, una forte regressione in termini di crescita.
Mancano poco meno di due settimane al fischio d’inizio degli ottavi di finale di Champions ed i segnali provenienti dalle due formazioni sono pessimi. Lecito attendersi un cambio di passo. Allegri promette maggiore serenità mentale da parte dei suoi, liberi dal fardello del Triplete. Di Francesco non si dimette e cerca una nuova, forse definitiva, ripartenza. La prima risposta agli allenatori arriverà domenica e per l’allenatore giallorossi rischia di essere già il dentro o fuori. La Coppa dalle grandi orecchie chiama. La due volte finalista negli ultimi cinque anni e la sorprendente semifinalista della scorsa edizione risponderanno presenti?
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