Potremmo definirla la coppa della sorprese. La Champions degli sfavoriti, almeno per quanto riguarda le partite di andata di questo ottavi di finale.
Solo il Bayern Monaco ha mantenuto le promesse, peraltro in una delle sfide più equilibrate (sulla carta) degli ottavi di finale di Champions League. Lo 0-3 ha testimoniato comunque come i pronostici non siano serviti a nulla. In questo caso soltanto per il volume della vittoria.
Per il resto però hanno vinto gli “sfavoriti”.
A finire dalla Juventus di questa sera che cade a Lione con un risultato difficile, anche se non impossibile. Fra le sconfitte con un gol di scarto è certamente la peggiore: la Juve non riesce a segnare, non riesce per lunghi tratti neanche a tirare pericolosalmente verso la porta francese. Nonostante il potenziale offensivo di primissimo livello e un allenatore che ha fatto del gioco offensivo il suo biglietto da visita. Alla Juve stasera non ne è riuscita una. La Juve perde per la prima volta in Europa quest’anno. Sarri perde l’imbattibilità europea. Per fortuna è solo l’andata e quindi tutto è recuperabile. E quindi bisogna recuperare. Ma bisogna fare in fretta perché questa Juventus deve aumentare prima il ritmo e poi la propria consapevolezza europea. Più che rammaricarsi per dei possibili rigori non dati (su cui potremmo discutere per mesi) la Juve dovrebbe rammaricarsi di non aver praticamente mai messo in difficoltà il Lione: buona squadra, ma il giorno del sorteggio molti a Torino avevano sorriso...
E le sorprese di questa sera non arrivano solo dalla Francia, ma anche da Madrid. Il City batte in casa propria il Real, in rimonta, negli ultimi 12 minuti di partita. E Guardiola (e questo era pronosticabile) esce di nuovo da vincitore dal Bernabeu.
Ma è stata comunque la Champions delle sorprese. A partire dal Borussia contro il PSG, e Atletico contro il Liverpool. Passando per l’Atalanta, che ha strapazzato il Valencia e che abbiamo celebrato nel nostro ultimo editoriale, e Lipsia che ha vinto in casa dei finalisti della passata stagione. Ieri è toccato al Napoli fermare il Barcellona, più in là dell’1-1 che racconta il tabellino.
Gattuso ha fatto un efficace sintesi: ci hanno fatto il solletico. Gattuso, al pari dei suoi altri colleghi che sono riusciti a stupire in questa andata degli ottavi di finale, ci ha messo la sua mano su queste gare. Il Napoli ha una precisa identità, passata anche attraverso le amnesie e i passaggi a vuoto. I giocatori hanno acquisito delle consapevolezze nuove. Passato il momento caldo della vicenda ritiro e relative multe, passata la tempesta dopo l’esonero di Ancelotti (che ha trovato una nuova vita in Premier), il Napoli ha ritrovato la sua identità. Anzi ne ha trovata una diversa. Diversa da quella che aveva prima. Molto più “italiano” se volete. Ma raffinato. L’impego di Demme praticamente supertitolarissimo con Gattuso ha fatto fare il salto di qualità alla squadra. Come a dire: era imprescindibile un giocatore così. Al di là della qualità assoluta. Il Napoli di Gattuso si chiude bene e riparte meglio. Potrebbe sfruttare ancora di più le occasioni che h e che costruisce. Ma l’idea di gioco è precisa e identitaria. E questo è un grande merito del nuovo allenatore, che sta dimostrando (ancora) di avere non soltanto “la grinta” e “lo spogliatoio”. Ma di essere molto preparato a livello tattico e di saper trasmettere le proprie idee al gruppo di lavoro.
Il futuro sarà ancora a Napoli? Lo diranno i risultati, lo diranno i diretti protagonisti visto che il Napoli ha la possibilità di recedere dal contratto ma anche lo stesso Gattuso. Insomma dovranno essere tutti convinti di rimanere insieme, senza remore. Così come la volontà per Mertens sarà determinante. L’offerta del Napoli è molto importante, ma non basta ancora. Mertens è corteggiato da tanti: Monaco e Inter, tanto per dirne due... anche qui tempo e risultati...
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