Equilibrio e tensione, sorprese e colpi di scena. I due quarti di finale di Coppa Italia andati in scena a San Siro hanno visto protagoniste le italiane che scenderanno in campo in Europa League. Martedì, la prima sfida ha emesso un verdetto significativo, con l’estromissione del Napoli a favore del Milan. E se da una parte si assiste alla rivincita di Rino Gattuso, passato dalla graticola alle recenti imprese, dall’altra si sentono importanti scricchiolii provenienti dalla macchina partenopea. D’un colpo, l’armata di Carlo Ancelotti sembra aver perso smalto e convinzione. Già durante il match di campionato, sempre contro i rossoneri, l’arsenale azzurro non aveva inciso. In Coppa Italia i sintomi del momento no si sono acuiti, manifestandosi in tutta la loro evidenza. I problemi sono gli stessi delle giornate peggiori della gestione di Sarri: possesso palla sterile e lento, scarsa velocità nella manovra, prevedibilità delle iniziative dei singoli. Non è corretto parlare di crisi, almeno non ora. Ma indubbiamente questo calo crea una certa apprensione ricordando come il rendimento della squadra si sia spesso abbassato durante il girone di ritorno degli ultimi anni. Certamente, l’Europa League diventa già un’ancora di salvezza per Ancelotti nel confronto con il suo predecessore. Carlo era giunto per migliorare il Napoli e portarlo ancora più in alto di quanto fatto dall’ottimo Sarri, ma, per ora, i risultati sono rimasti invariati.

Inter-Lazio, invece, ha dato altri verdetti. I biancocelesti sono diventati specialisti della competizione nazionale. Per loro si tratta della terza semifinale consecutiva e la quarta finale in sei stagioni non è impossibile, Milan permettendo. Tuttavia, questa attitudine per le gare secche non si è ancora trasferita stabilmente in Europa, campo in cui la Lazio non brilla dai tempi della storia semifinale di Coppa Uefa persa con il Porto di Mourinho. Per il resto, poche partite realmente memorabili e tante, troppe scoppole da dimenticare. Il Siviglia fa paura, forte della sua tradizione, ma gli uomini di Inzaghi hanno dimostrato a San Siro di avere carattere e solidità. Strumenti importanti per rendere la vita difficile agli andalusi e magari sognare l’impresa.

L’Inter si lecca le ferite per una cocente delusione. Inutile negarlo: la Coppa Italia era un obiettivo alla portata, divenuto ancora più importante dopo l’eliminazione della Juventus. La lotteria dei rigori ha evidenziato una volta di più le difficoltà di Radja Nainggolan, sempre più corpo estraneo nel mondo interista. La parabola del belga, arrivato in estate tra cori ed incitamenti, sembra irrimediabilmente discendente. Anche Luciano Spalletti sente la propria panchina traballare. Le voci sul possibile arrivo di Conte e l’improvvisa frenata iniziata da dicembre stanno rendendo la stagione interista improvvisamente abulica, priva di grandi guizzi, eccezion fatta per il terzo posto in classifica e la vittoria contro il Tottenham in Champions. L’Europa League resta l’unica speranza di rendere il 2018/19 un’annata importante e, forse, per Spalletti è anche l’ultima occasione per proseguire la sua avventura in nerazzurro. Dentro o fuori, senza alcun appello.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 01 febbraio 2019 alle 16:45
Autore: Federico Mariani
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