Il 19 febbraio del 1910 la meraviglia progettata dall’architetto del calcio Archibald Leitch, già famoso per aver partecipato alla progettazione di numerosi stadi divenuti poi celebri lungo l’intero Regno Unito, apre i battenti per la prima gara ufficiale della squadra che vi si stabilirà, il Manchester United. Da quel momento la squadra dell’allora chairman John Henry Davies non abbandonerà mai più la sua nuova casa che prende il nome dall’area di Manchester in cui è stata costruita, Old Trafford. Il successo della nuova arena è immediato. I giornali di allora già titolavano: “Il più bello, il più spazioso, la più grande arena mai vista fino ad ora. Uno stadio inarrivabile nel mondo, un grande onore per Manchester e per il suo Club”. All’inaugurazione partecipano oltre 50 mila spettatori, cornice stupenda per una festa di apertura senza eguali. In quel 19 febbraio mancò solo la vittoria dello United per poter concludere in bellezza il primo atto di una storia che dura fino ai giorni nostri.
Il 19 febbraio del 1958 sono passati solo tredici giorni dal terribile disastro aereo di Monaco in cui persero la vita 23 passeggeri, fra i quali otto giocatori del Manchester United, tre membri dello staff, otto giornalisti e quattro membri dell’equipaggio. Si tratta della più grande tragedia nella storia dello United, avvenuta dopo una partita di Coppa dei Campioni disputata contro la Stella Rossa di Belgrado. Tredici giorni dopo quel drammatico 6 febbraio, i ragazzi di Matt Busby, che in quel momento sta lottando per la sua vita in un ospedale di Monaco, dovevano scendere in campo per giocare un quinto turno di FA Cup contro lo Sheffield Wednesday. La partita si disputa in un Old Trafford ricostruito dopo i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e che quel giorno di febbraio del 1958 ospita quasi 60 mila tifosi. In campo due sopravvissuti all’incidente, Harry Gregg e Bill Foulkes, in panchina il vice di Busby, Jimmy Murphy. Il risultato dirà 3-0 United ma realmente, in un momento così drammatico, è stato l’ultima cosa di cui si sono preoccupati i sessantamila di quel 19 febbraio.
Fu un sopravvissuto dell’incidente di Monaco, uno dei più illustri, Sir Robert “Bobby” Charlton, a dare il nome con cui l’Old Trafford rimane ad oggi conosciuto in tutto il mondo: “The Theatre of Dreams”, il luogo magico in cui i rossi di Manchester hanno scritto pagine e pagine di storia del calcio, senza mai fermarsi.
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