Nella giornata di ieri Fernando Torres ha disputato la sua ultima partita della sua lunga carriera da giocatore. L'ha fatto con la maglia dei giapponesi del Sagan Tosu e contro i suoi grandi amici Iniesta e David Villa. Tralasciando il risultato pessimo con cui si è concluso il match (1-6 per gli avversari del Vissel Kobe), l'emozione al fischio finale è stata tanta. Un altro grande campione degli ultimi anni ha deciso di ritirarsi lasciandosi alle spalle tanti gol, prestigiosi trofei ma soprattutto le lacrime dei tanti tifosi che sin da subito si sono innamorati di quel ragazzino dalla faccia pulita ma incredibilmente spietato sotto porta.

Nato a Fuenlabrada, piccolo comune spagnolo vicino a Madrid, nel 1984, è il quarto di cinque fratelli. Proprio grazie ad uno di loro, che faceva il portiere, inizia ad avvicinarsi al mondo del calcio e a coltivare il suo istinto da bomber. Dalle sue parti molti sono innamorati del Real Madrid e non è un caso che nella sua classe su 25 bambini 24 siano tifosi dei Blancos. L'unico a non cedere a quei colori è proprio un ragazzino biondo con i capelli a caschetto; lui tifa l'altra squadra di Madrid, l'Atletico, e coltiva il sogno di poterci giocare un giorno. Il tutto si realizza il 27 maggio 2001, quando all'età di 17 anni esordisce in campionato contro il Leganés diventando il più giovane di sempre ad indossare la maglia dei Colchoneros. Ma El Niño non ha intenzione di fermarsi e punta sempre più in alto; nella stagione 2003/2004 a soli 19 anni diventa il capitano dell'Atletico Madrid e debutta nella nazionale maggiore spagnola. Diventa ben presto l'idolo di molti ragazzini e nel 2007 si trasferisce al Liverpool. In terra inglese si consacra definitivamente come uno dei migliori attaccanti del panorama calcistico europeo. I tifosi dei Reds esplodono di gioia ogni volta che dopo un suo gol, Fernando esulta scivolando come un torero sotto la Kop. E durante il primo anno si troverà molto spesso là sotto; realizza infatti 33 reti, battendo il precedente record in una singola stagione di Michael Owen, di cui 23 in campionato, superando così anche il primato di Ruud van Nistelrooij come straniero più prolifico alla prima stagione in Premier League. A fine stagione si piazzerà terzo nella classifica del Pallone d'Oro, concludendo in bellezza con il gol decisivo nella finale vittoriosa dell'Europeo contro la Germania.

Poi, però, iniziano i primi problemi. A causa di continui infortuni, soprattutto al ginocchio destro, resta fuori dai campi molto spesso e quando rientra non sembra essere più lo stesso, come se avesse perso i superpoteri. Nella finestra di mercato invernale del 2011 viene ceduto al Chelsea e i primi mesi sono veramente difficili. Torres sembra non riuscire ad esprimere a pieno il suo potenziale ma lui non si arrende. Nella stagione 2011/12 realizza solo 11 reti ma una di queste è particolarmente pesante. Il Chelsea si sta giocando l'accesso alla finale di Champions League contro il Barcellona al Camp Nou in un clima pieno di tensione. I Blaugrana negli ultimi minuti chiudono all'angolo i Blues alla disperata ricerca del gol qualificazione; il Chelsea si difende con tutto ciò che ha e su l'ennesimo attacco sventato con un lancio, questo finisce a centrocampo proprio sui piedi di Torres. Lo spagnolo è solo e corre verso la porta di Victor Valdes, lo scarta e deposita in rete il pallone che porta i londinesi a giocarsi la finale, poi vinta, contro il Bayern Monaco. L'anno seguente vince anche l'Europa League entrando a far parte della ristretta cerchia di quei giocatori ad aver vinto Mondiale, Europeo, Champions League ed Europa League; ma c'è ancora un'ultima missione da compiere.

Nel dicembre del 2014, dopo la breve parentesi dimenticabile al Milan, viene annunciato il ritorno al suo amato Atletico. Qui ritrova il suo ex compagno di squadra nonché l'artefice dei successi dei Colchoneros in questi ultimi anni in veste di allenatore, Diego Simeone. Riconquista serenità ma soprattutto continuità, giungendo nella stagione 2015/16 alla finale di Champions League contro il Real Madrid. Il derby madrileno di San Siro è una partita accesa e non banale, e dopo 120 minuti termina in parità. Ma i rigori danno un grosso dolore al popolo rojiblanco, consegnando il trofeo ai rivali. Le lacrime di Torres sono più per l'aver deluso il suo popolo che personali. Nella stagione 2017/18 l'Atletico esce ai gironi di Champions e punta tutto sull'Europa League. La squadra giunge in finale dove affronta il Marsiglia. La partita non è quasi mai in discussione e gli spagnoli portano a casa il trofeo, il primo con la maglia dei Colchoneros per Torres. La missione è compiuta; sarebbe stato triste non vedere questo fuoriclasse, che ha vinto tutto con la Spagna e il Chelsea, conquistare un trofeo con la sua amata maglia.

L'ultimo anno l'ha trascorso in Giappone per avere un finale di carriera tranquillo e da oggi non lo potremo più vedere nelle vesti di giocatore. Ma uno così non si può facilmente scordare, un vero bomber di razza, un nueve d'altri tempi.

Sezione: Storia / Data: Sab 24 agosto 2019 alle 15:00
Autore: Andrea Lizzano
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