Eleganza, nobiltà e fantasia. Queste semplici parole descrivono alla perfezione un giocatore meraviglioso nelle sue movenze sui campi da gioco quanto sfortunato perchè dovette smettere di giocare proprio quando era all'apice della sua carriera. Questo “mago” del pallone è l'argentino Fernando Carlos Redondo Neri, un regista dalla classe sopraffina, che con i piedi riusciva sempre a impressionare tutti anche con un semplice passaggio o un tocco con la suola. Sguardo sempre alto per vedere al meglio gli inserimenti dei compagni, che si affannavano a liberarsi dalle marcature, mentre lui passeggiava al centro del campo senza neanche tentare di fare uno scatto o un contrasto duro.
Ma una volta, all'improvviso, come un fulmine a ciel sereno, decise di accellerare il passo compiendo una delle giocate più memorabili della storia della Champions League. Era il 19 aprile 2000 e all'Old Trafford di Manchester andava in scena il ritorno dei quarti di finale di Champions tra Manchester United e Real Madrid. Una partita che vedeva contrapposti i migliori giocatori di quel periodo come Beckham, Giggs, Scholes, Roberto Carlos, Raùl e tanti altri ma il protagonista fu proprio Redondo. A inizio secondo tempo l'argentino si trovava sulla fascia sinistra e puntò Berg che non lo mollava un secondo e in questo istante, che sembrava vederlo chiuso all'angolo, inventò, dal nulla, un dribbling improbabile. Colpì la palla con il tacco e bruciò sullo scatto il difensore arrivando sul fondo e siccome aveva tenuto sempre la testa alta vide l'inserimento di Raùl a cui servì la sfera, che dovette solo appoggiare nella porta vuota. Questo fu uno di quei casi in cui l'assist vale metà, se non di più, del gol. Di quella partita, vinta dalle Merengues per 2 a 3, si ricorda sempre questa giocata, simbolo della carriera di Redondo, che venne poi ribattezzata “el Taconazo”. Alla fine di quella stagione vince la Champions, in finale contro il Valencia, e anche il premio come migliore giocatore della competizione. L'anno seguente si trasferisce al Milan ma un serio infortunio nel pre-campionato lo costringe a stare fuori dai campi di gioco per molto tempo. Non riesce mai a riprendersi del tutto e nel 2004 finisce la sua esperienza in Italia e anche la sua carriera, dopo pochi e scarsi spezzoni di partita in maglia rossonera.
Il rammarico di non aver potuto vedere ancora qualche altra magia del giocatore argentino è tanto. È come se il nastro della carriera di Redondo si sia inceppato durante quella serata del 2000 e non sia più voluto andare avanti, lasciando tutti gli appassionati di questo sport con l'amaro in bocca ma con il ricordo felice di una giocata sensazionale: “el Taconazo”.
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