Roberto Mancini ha puntato nuovamente gli occhi sulla Bundesliga e ha chiamato nuovamente Vincenzo Grifo in azzurro. Il trequartista del Friburgo è ancora una volta il nome a sorpresa del commissario tecnico dell’Italia nella lista dei convocati. La sorpresa però, rispetto alla convocazione dello scorso novembre, stavolta è soltanto relativa. In autunno Grifo era un giocatore dell’Hoffenheim e veniva da una stagione difficile al Borussia Mönchengladbach. Poi, a gennaio, il ritorno a Friburgo lo ha reso nuovamente uno dei giocatori più continui e decisivi della Bundesliga.

Il classe 1993 nelle scorse 8 partite ha già segnato 3 goal e dato 4 assist, finendo anche nell’ultima settimana nella top-11 della giornata di Bundesliga. Non una novità per lui, che nella Foresta Nera è sempre riuscito a trovare la sua dimensione ideale e rendere al meglio con tutte le libertà che gli vengono concesse in campo. Lontano dallo Schwarzwald-Stadion, però, non è mai riuscito a replicare le prestazioni e alzare così tanto il livello. Ed è finora stato questo il suo limite più grande.

Per essere un giocatore di spiccate doti offensive, l’anno e mezzo passato fuori dalla Brisgovia lo ha fatto diventare, agli occhi di molti, il classico giocatore che soffre se intorno a lui si alza il livello. Non la pensa così però Roberto Mancini, che anche nei suoi momenti più difficili ha deciso di puntare su di lui per l’azzurro. Nell’ultima amichevole contro gli Stati Uniti gli ha anche concesso l’esordio: 45 minuti sulla fascia sinistra, un po’ troppo confinato ai margini del gioco, mentre lui preferisce stare nel vivo dell’azione.

Non è riuscito a imporsi da subito (nonostante una pesantissima maglia numero 10 sulla schiena), ma il CT ha visto sufficienti segnali da fargli guadagnare una conferma anche in queste convocazioni. Un po’ meno a sorpresa, visti i numeri che sta tenendo a Friburgo. Dopo tanta gavetta, anche in 2. Bundesliga, Grifo si è meritato un’altra chance a tinte azzurre. Sognando Euro2020.

Sezione: Approfondimenti / Data: Mar 19 marzo 2019 alle 12:15
Autore: Giorgio Dusi / Twitter: @Gio_Dusi
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