Viviamo in un mondo così veloce, in cui gli avvenimenti, manifestandosi in maniera concatenante, lasciano pochissime tracce storiche e di vita, in un caleidoscopio continuo di discussioni, parole, chiacchiere e pochi fatti reali. Uno di questi avvenimenti che tra qualche settimana nessuno, o quasi ricorderà è  la sentenza emessa dal Coni, riguardante il ricorso presentato dal Napoli calcio, da me definito “ricorso pulcinella”. Gli attori principali? Il Coni e il Napoli “tris”. Perché tris? Perché ci sono voluti 3 gradi di giudizio per compiere lo scempio sportivo del secolo, di cui l’ultimo, il Collegio di Garanzia dello Sport presso il Coni, nel suo statuto, non prevede alcun ricorso riguardante le sconfitte a tavolino e che ha ribaltato una sentenza portata avanti da tantissime stranezze. Personalmente avevo scritto e detto di quest’ultima sentenza già nel pomeriggio del 9 ottobre, sicuro dei troppi interessi “partenopei” in ballo ovviamente non giustificabili e dalla non chiarezza del regolamento Covid della Figc in collaborazione con Governo e Cts, prima che si esprimessero Giudice Sportivo e Corte d’Appello Federale a favore di una giusta sentenza fin a quel momento ineccepibile. Vediamo in dettaglio l’articolo 30 comma 3 dello statuto del Coni (ho sottolineato in nero ciò che realmente ci interessa in questa controversia):

“Le controversie tra i soggetti di cui al comma 1 o tra gli stessi e la FIGC, per le quali non siano previsti o siano esauriti i gradi interni di giustizia federale secondo quanto previsto dallo Statuto del CONI, sono devolute, su istanza della parte interessata, unicamente alla cognizione del Collegio di Garanzia dello Sport presso il CONI, in conformità con quanto disposto dallo Statuto e dai relativi regolamenti e atti attuativi, nonché dalle norme federali.Non sono comunque soggette alla cognizione del Collegio di Garanzia dello Sport presso il CONI le controversie decise con lodo arbitrale in applicazione delle clausole compromissorie previste dagli accordi collettivi o di categoria ai sensi dell’art. 4 legge 91/81 o da regolamenti federali aventi a oggetto rapporti meramente patrimoniali, le controversie decise in via definitiva dagli Organi della giustizia sportiva federale relative ad omologazioni di risultati sportivi o che abbiano dato luogo a sanzioni soltanto pecuniarie di importo inferiore a 10.000 Euro, ovvero a sanzioni comportanti: a) la squalifica o inibizione di tesserati, anche se in aggiunta a sanzioni pecuniarie, inferiore a 90 giorni ovvero a 12 turni di campionato; b) la perdita della gara; c) l’obbligo di disputare una o più gare a porte chiuse o con uno o più settori privi di spettatori o la squalifica del campo per un numero di turni inferiore a 90 giorni ovvero a 6 gare interne”.

Ecco l’ingiustizia della giustizia. In termini spiccioli: chi ha avuto già delle sentenze sia dal giudice sportivo e sia dalla Corte d’Appello Federale, per quanto riguarda la questione gare vinte a tavolino, non può ricorrere al Collegio di Garanzia dello Sport del Coni, previa già la perdita della gara. In pratica, tale Collegio, non ha nessuna competenza nel giudicare una sanzione di una sconfitta a tavolino di una partita. Ecco del perché di una sentenza che definisco “fantasma”. Aspetteremo con ansia le motivazioni dettagliate (entro 30 giorni dalla pubblicazione) di tale sentenza, perché soltanto così potremo avere le idee più chiare. Già il regolamento della Figc approvato dal Coni parla chiaro, ma ovviamente non sappiamo fino in fondo (perché non sono un avvocato che si occupa di giustizia sportiva), se esiste una norma che possa comprovare tale ricorso (che nello statuto del Coni comunque non esiste). Il Napoli e il Coni, troveranno un modo per giustificare il tutto (se uscirà dalle motivazioni della sentenza, le due parti saranno dei veri maghi delle norme modificate), data la situazione particolare dettata dalla Pandemia, che in teoria (ma non in pratica), potrebbe cancellare o modificare un comma dello statuto della Figc regolamentata dallo stesso Collegio del Coni? Riusciranno entrambi (Napoli e Coni), a trovare il giusto escamotage della motivazione di uno strano verdetto, dettato da fattori di alto rischio? (il Covid 19?). Situazioni imbarazzanti e particolarmente strane che lascerebbero perplesso anche il più grande avvocato del mondo. Quando un regolamento sportivo stilato dal Governo ad inizio campionato, in collaborazione con il Cts e la Figc, lascia aperta la decisione che anche le Asl territoriali possono intervenire in qualsiasi momento in caso di positività di più giocatori, senza una regolamentazione ben precisa in termine calcistico, qualcuno pretenderebbe la chiarezza dei fatti, con una sentenza dettata da reali normative? (Forse sta qui la vera debacle della giustizia). Decidere di non decidere per poi far decidere gli altri (ma non si sa nemmeno da chi, dato che il Coni non poteva neanche emettere tale sentenza). rappresenta a mio avviso la vera controversia.  Il Napoli poteva proseguire il cammino giuridico ricorrendo al Tar ma non al Coni, con il benestare della stessa Figc, che avrebbe dovuto dare parere positivo per continuare tale ricorso al di fuori della giustizia sportiva (senza il parere benestante della Figc, il Napoli andando al Tar, avrebbe rischiato altri 3 punti di penalizzazione. Sarà stato un caso che la sentenza fantasma sia diventata concreta?). Una vicenda un pò strana e particolare, con un altro punto controverso: come mai la Figc, che avrebbe dovuto difendere le due sentenze precedenti (giudice sportivo e Corte d’Appello Federale), non si sia costituita in giudizio? Oltre a tali stranezze, come mai non c’è stata fin adesso nessuna presa di posizione di tante squadre di serie A coinvolte dalla positività di tanti giocatori e che in precedenza si sono presentati in campo per giocare? Cosa c’è sotto? Potrebbe esserci l'idea di interrompere il campionato appena ci saranno due o più positivi in una squadra e optare per i play off e play out? Oppure aspettare l’avvento della Superlega, per rimodulare la formula del prossimo campionato, con l’introduzione degli stessi play off e play out e aumentare gli introiti dei diritti tv? Ai posteri l’ardua sentenza. Ma tra qualche giorno nessuno parlerà di tale sentenza “pulcinella” creata ad hoc. Ciò che continuerà ad interessare per tutta la stagione sportiva ai grandi telespettatori calciofili, sarà quella di parlare del caso Suarez, con il coinvolgimento della Juventus  (che non esiste), o addirittura delle blasfemie di Buffon, quando in ogni gara, almeno in 90 minuti, si sente come minimo una bestemmia anche da giocatori di altre squadre. Ma interessa sempre, ciò che fa la Juventus. Tutto il resto non conta.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 27 dicembre 2020 alle 09:15
Autore: Salvo Campana
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